Amianto: l'impegno di Regione Toscana, Arpat e ASL

Pubblicato il 19/07/2018
In: Enti di controllo 


(Fonte ARPAT)

 La presentazione delle "Linee guida sull'amianto" del 18 maggio 2018, è stata l'occasione per fare il punto sull'impegno profuso dalla Regione Toscana su questo tema ma anche per illustrare quanto viene fatto da Asl e ARPAT  per contrastare i rischi sanitari ed ambientali connessi a questo materiale.

 

Il sistema regionale della sanità, come precisa Stefania Saccardi, è impegnato in maniera trasversale e massiccia su questa materia sia perché attiene alla tutela e sicurezza dei lavoratori che alla tutela della collettività.

 

Le strutture ASL, che si occupano di prevenzione, igiene, sicurezza e salute sui luoghi di lavoro, vigilano su molti aspetti che riguardano la salute e sicurezza dei lavoratori, come ad esempio:

 

  • valutazione dei rischi che deve essere effettuata per stabilire il tipo di esposizione e determinare le misure protettive per i lavoratori,
  • verifica delle notifiche da effettuare alle strutture di vigilanza che devono prevedere tutte le misure di prevenzione dell’esposizione,
  • valutazione dei piani di lavoro richiesti in caso di demolizione di manufatti in cemento amianto e che devono contenere le misure di protezione sia dei lavoratori che della popolazione interessata nonché la protezione dell’ambiente.

 

La Regione si è anche attivata per la realizzazione del sistema informativo sanitario per la prevenzione collettiva, ISPC, che è un valido strumento per gli operatori delle Aziende Sanitarie ma anche per le imprese che operano nel settore dello smaltimento e bonifiche dell’amianto.

 

Con questo sistema è stato possibile dematerializzare la trasmissione delle notifiche e dei piani di lavoro, rendendo, così, più snello il lavoro delle aziende sanitarie (PISLL) e delle imprese. Le prime, infatti, hanno la possibilità di avere riscontro immediato della documentazione presentata in caso di rimozione e chiedere, nel più breve tempo possibile, integrazioni o chiarimenti, le seconde, invece, sono facilitate nella trasmissione della documentazione.

Grazie a questo sistema abbiamo i dati relativi ai quantitativi di amianto o materiali contenenti amianto sia friabili che compatti eliminati e smaltiti dal 1995 al 2016, da cui emerge un trend di eliminazione in discesa per il materiale friabile e un trend costante per quello compatto, probabilmente influenzato dai bonus per la rimozione e lo smaltimento di questa tipologia di materiale e dagli incentivi statali previsti per la ristrutturazione edilizia.

 

Per quanto riguarda, invece, la sorveglianza epidemiologica di coloro che, durante l’attività lavorativa, sono stati esposti ad amianto, la Legge regionale n. 51 prevede un mandato preciso: monitorare il fenomeno è competenza specifica di ISPRO. Nel 2016 la Giunta Regionale toscana ha previsto, con delibera, alcuni percorsi specifici, offrendo ai lavoratori ex esposti ad amianto, residenti in Toscana, un percorso di sorveglianza sanitaria omogeneo su tutto il territorio. Al contempo si prevede la costituzione di un gruppo tecnico regionale per la definizione di linee di indirizzo da diffondere ai sanitari, medici delle Asl, di medicina generale e del lavoro, e strumenti per individuare patologie tumorali derivanti dall’esposizione professionale all’amianto. Ispro ha funzioni di supporto sia per le strutture regionali che sanitarie, come le ASL, e collabora con la Regione Toscana nella gestione del registro dei mesoteliomi, pubblicando annualmente una relazione.

 

Un altro aspetto di cui la Regione si è occupata è stato quello della definizione di un algoritmo per la valutazione dello stato dei manufatti in cemento amianto, chiamato “Amleto”, che sostituisce il vecchio algoritmo. Il nuovo tiene conto di due aspetti:

 

  • la descrizione del manufatto e del contesto
  • lo stato di conservazione

 

La combinazione di questi due aspetti determina lo stato di conservazione del manufatto ed indica le attività da svolgere (esempio quanti controlli devono essere effettuati nel tempo su quel manufatto oppure la necessità di rimozione).

Di recente è stato introdotto nell’algoritmo anche il dato relativo alla sismicità dell’area, alla luce di quanto accaduto in altre parti di Italia, dove a seguito di terremoti nelle macerie sono stati rinvenuti molti manufatti di cemento amianto frammischiati ad altri materiali edili e non solo.

 

Un altro aspetto affrontato nel corso del convegno è stato quello relativo al monitoraggio della presenza di fibre in amianto idrodisperse in condotte degli acquedotti. Su questa tematica la Regione Toscana ha chiesto un parere specifico all’Istituto Superiore di Sanità (ISS) che ha fornito indicazioni per svolgere l'attività di controllo. In primo luogo è stato concepito un piano per individuare le priorità di intervento, poi è stato fatto un lavoro per caratterizzare l’acqua, in quanto la cessione delle fibre in amianto nelle condotte idriche è influenzata dall’aggressività dell’acqua e dipende, in sostanza, dalla durezza della stessa: più l’acqua è dura e meno fibre vengono rilasciate, perché le pareti delle condotte si ricoprono di una patina di calcare che limita il rilascio delle fibre e lo stesso vale per il Ph, anch'esso in grado di influire sulla cessione.

Una volta caratterizzate le acque toscane, individuati gli indici di aggressività delle stesse, identificate le condotte e calcolata la lunghezza, sono stati incrociati tutti i dati da cui sono emersi valori minori ed altri valori superiori, su quest’ultimi si è concentrato il piano di monitoraggio. Al contempo sono state anche individuate le misure conseguenti da applicare in caso di rilevamento di fibre in amianto nelle acque, prevedendo attività crescenti fino alla sospensione dell’erogazione dell’acqua nel caso in cui si raggiunga il risultato limite individuato dall’Istituto Superiore di Sanità, pari a 7 milioni di fibre/litro.

Per quanto riguarda le prime evidenze dell’attività di campionamento e analisi svolta sulle acque, che risulta ancora in corso di elaborazione, si può dire che i campioni analizzati tra la fine del 2016 ed il 2017 sono stati 139, da cui emerge che:

 

  • un quarto dei campioni (25%) sono positivi
  • la gran parte sono risultati negativi, non sono state rilevate fibre
  • su una piccola parte di campioni non è stato possibile effettuare l’analisi.

 

Le analisi sono state realizzate dal laboratorio di sanità pubblica dell'ASL di Siena, che ha accreditato la prova con Accredia.

Il valore massimo rilevato è stato di 35 mila fibre/litro e i campioni con valori tra le 10.000 e 35 000 fibre litro sono solo 7.

 

Molti i controlli e l'attività svolta anche sul versante ambientale dove ARPAT, come ci dice Silvia Bucci nel suo intervento, è sempre più chiamata ad affrontare:

 

  • situazioni di degrado con presenza di amianto in siti industriali ormai abbandonati
  • situazioni emergenziali dovute ad eventi atmosferici estremi (come è accaduto a Cerreto Guidi dove forti raffiche di vento hanno determinato la dispersione di cemento amianto che ha interessato l’area agricola e quella artigianale-industriale della zona).

 

Il controllo sui manufatti contenenti amianto ma anche sui rifiuti, richiede un impegno da parte di più soggetti pubblici, oltre all'Agenzia, sono coinvolti i Comuni e i Dipartimenti di Prevenzione delle ASL.

Solo negli ultimi 5 anni, ARPAT ha gestito quasi 3000 richieste di informazioni provenienti da soggetti quali cittadini, associazioni ma anche istituzioni e circa 500 segnalazioni di presenza di manufatti in amianto.

Si pone quindi il problema di mettere a disposizione informazioni utili rivolte a tutti coloro che sono interessati a gestire questi materiali o i rifiuti contenenti amianto in modo corretto.

 

A tutte queste attività si aggiunge anche il controllo da realizzare nei siti da bonificare o già certificati, dove si monitora la matrice suolo ed acqua ma gli edifici non sono oggetto di pari attenzione, nonostante spesso siano presenti manufatti in amianto o rifiuti in amianto. Questo richiede campionamenti e attività di laboratorio che ARPAT effettua in collaborazione con il laboratorio di sanità pubblica di Siena.

Tra le attività compiute da ARPAT, nel corso del 2018, vi è anche l'avvio della campagna di monitoraggio dell’edificio ex-Lucchini di Piombino, oggetto di ristrutturazione. L’attività continuerà per tutto l’anno, con campionamenti nelle diverse stagioni, nella stagione invernale 2018, per alcuni punti non sono state rilevate fibre in amianto ed in altri è stato rilevato un valore di 0,1 fibra/litro.

 

Le linee guida predisposte dalla Regione Toscana vengono incontro a diversi problemi che si sono via via presentati negli anni, codificando, ad esempio, le procedure da seguire in casi emergenziali sia puntuali, come gli incendi, sia diffusi come gli eventi atmosferici di particolare intensità, che sempre più spesso, negli ultimi anni, si sono manifestati nella nostra regione.

In entrambi i casi, il problema principale è quello della dispersione di fibre d’amianto in atmosfera, per questo è stato messo a punto un sistema di monitoraggio sia in situazioni “ordinarie” che in emergenza, anche con il supporto del Dipartimento di Prevenzione della ASL.

 

Silvia Bucci precisa che l’esposizione alle fibre di amianto, in luoghi aperti, non è regolamentata, esiste solo un riferimento, citato dall’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), corrispondente a 1 fibra/litro, ma questo non rappresenta una soglia, non è un limite ma è solo da considerare un parametro di riferimento.

 

Infine, da non sottovalutare il problema dei rifiuti contenenti amianto abbandonati nel territorio; questo è strettamente legato alla disponibilità di discariche in grado di accogliere questa tipologia di rifiuto. In Toscana sono presenti solo 3 discariche che possono accettare materiali provenienti da attività di demolizione edilizia contenenti amianto di tipo compatto, come tettoie, tubazioni, linoleum. A questo si aggiunge il problema dei rifiuti contaminati da fibre di amianto, questa situazione si verifica spesso in edilizia, ma non solo. In questo caso si hanno rifiuti con codici CER molto variegati ma difficilmente smaltibili all’interno del territorio regionale. I rifiuti contenenti amianto friabile, invece, allo stato attuale sono tutti destinati alla Germania.

 

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